Coronavirus: le richieste del CNO al Ministero del Lavoro e al Ministero dello Sviluppo Economico
Con due missive che portano la data di Domenica 8 Marzo ( Protocollo n. 2020/0002473 del 09/03/2020 e Protocollo U n. 2020/0002474 del 09/03/2020 ) la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine, Marina Elvira Calderone, avvia delle necessarie interlocuzioni con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e con il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, riguardo ad alcune questioni di primaria importanza, correlate all’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Coronavirus.
Lettera del CNO al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali il CNO rinnova l’urgenza che il MLPS individui misure a sostegno delle aziende, dei lavoratori e dei professionisti italiani, che versano in condizioni di estrema difficoltà a seguito del diffondersi dell’epidemia da Coronavirus e delle conseguenti misure che il Governo ha dovuto adottare per il contenimento della stessa, in ultimo il DPCM 8 Marzo 2020.
Siamo testimoni dei disagi che, quotidianamente, affrontano i cittadini che vivono e lavorano nelle regioni e nei comuni individuati dal DPCM menzionato. I nostri colleghi che operano in quelle zone, sono sottoposti a misure di isolamento che si riverberano direttamente sull’operatività dei loro studi professionali.
Nonostante le mille difficoltà, la categoria si adopera per non far mancare alle aziende e ai lavoratori assistiti, le informazioni e il supporto necessario.
Tuttavia, siamo consapevoli che tutti gli sforzi fatti non sortiranno grandi effetti se non saranno adeguatamente sostenuti da un insieme di misure atte ad alleviare i disagi attuali e a sostenere l’economia dei territori, oggi così duramente compromessa.
L’ampliamento, a tutte le zone del Paese, delle limitazioni all’esercizio di numerose tipologie di attività lavorative ci pone a chiedere l’estensione a tutto il territorio nazionale dei provvedimenti a sostegno del mercato del lavoro, come la cassa integrazione in deroga.
Non possiamo infatti non guardare a quanto sta accadendo se non in una logica sistemica, anche perché non vi è regione italiana che non stia subendo ripercussioni negative in tutti i settori produttivi.
Nel richiedere interventi urgenti, mi permetto di sottolineare la richiesta che per gli stessi si individuino procedure attuative semplificate, che tengano conto della ridotta mobilità delle persone e della necessità della pronta attivazione delle misure.
In tal senso, sarà certamente fondamentale il concerto con le Regioni e con l’INPS, quest’ultimo nella qualità di soggetto che ha gestito le istanze di concessione della CIG in deroga e che, attualmente, gestisce il Fondo di Integrzione Salariale di cui al Decreto Legislativo 148/2015. Con riferimento a quest’ultimo istituto, rappresento la preoccupazione dei colleghi in ordine alla capienza dei versamenti affluiti al fondo dal momento della sua costituzione, in considerazione dell’ampio novero di soggetti che oggi potrebbero richiederne l’intervento.
Lettera del CNO al Ministro dello Sviluppo Economico
Al MISE il CNO presenta una richiesta di chiarimento interpretativo e circa le conseguenze applicative in ordine alle misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, di cui all’articolo 1, comma 1, lett. a) DPCM 8 marzo 2020.
In ordine alle misure di cui al DPCM 8 marzo 2020, ed alle finalità di tutela della salute pubblica sottese, con specifico riferimento alla previsione contenuta dall’art. 1, co. 1, lett. a), che consente lo spostamento da e verso nonché all’interno dei territori indicati dal citato comma 1, fra l’altro quando “motivati da comprovate esigenze lavorative”, il CNO chiede di voler univocamente specificare il significato concreto da assegnare in sede applicativa a tale previsto motivo da “comprovate”.
Se, cioè, il significato da assegnare alla previsione sia da intendere nel senso della eccezionalità e residualità della possibilità di tale riconoscimento e della necessità di fornire specifica documentazione in tal senso o se – come appare invero dalla lettura in combinato disposto con la lettera o) della medesima disposizione – tale eventualità sia comunque riconosciuta in ogni caso in cui per effetto di qualsiasi “esigenza lavorativa” occorra comunque accedere o muoversi all’interno delle zone de quibus, a prescindere da qualsiasi ultronea specificazione del tipo di attività lavorativa (ad esempio sia essa di natura subordinata, autonoma, o professionale) e senza la necessità di particolari certificazioni in tal senso.
Al proposito, i Consulenti del Lavoro stanno ricevendo pressanti richieste di chiarimenti da parte delle numerosissime realtà imprenditoriali assistite e operanti nelle aree interessate dalle limitazioni previste dal DPCM 8 marzo 2020.
È pertanto urgente un intervento del Ministro dello Sviluppo Economico in merito, onde consentire al Consiglio Nazionale di fornire le indicazioni operative agli iscritti all’Ordine.