Appalti INPS dell’informatica: una spesa indispensabile o un caso di inefficienza della PA?
La legge di stabilità 2016, recentemente approvata, ha previsto ingenti tagli alla spesa dell’INPS per i servizi informatici: il maxiemendamento su cui il Senato ha votato la fiducia, prevede, infatti un taglio del 50% della spesa corrente dell’INPS per i servizi di informatica, da realizzare in tre anni.
Tagliare la spesa corrente dei servizi di informatica dell’INPS significa intervenire non sui i canoni dei servizi di connettività, come l’accesso alla banda larga, o sulle spese, soprattutto nuovo hardware, di cui si occupa attualmente la Consip (la concessionaria del Ministero dell’Economia che gestisce gli acquisti della PA) ma sui costi sostenuti per la manutenzione dei software e degli hardware già utilizzati dall’INPS, per le licenze d’uso, la connettività della fonia e la sicurezza. Altra vittima dei tagli sarà, di conseguenza, il personale che si occupa di effettuare aggiornamenti e controlli sui software e che realizza progetti particolari come quello, recentemente avviato, relativo a “La mia pensione”.
Al momento dell’approvazione della Legge di Stabilità (lo scorso Dicembre), a questa scelta del Governo è seguita una fisiologica levata di scudi da parte dell’INPS: il neopresidente Tito Boeri l’ha giudicata una decisione grave che opera una scelta distorsiva e penalizzante perché non si tratta di tagli selettivi ma di tagli lineari. Secondo Boeri 198 dei 350 milioni di euro di spesa corrente dell’INPS sono “incomprimibili” perché si tratta di danari spesi per garantire il sistema informatico dell’INPS e per fornire i servizi dell’istituto; l’effetto ultimo di questa decisione potrebbe essere quello di indebolire l’azione di contrasto all’evasione che anche l’INPS effettua, insieme ad altre agenzie della Pubblica Amministrazione.
Le osservazioni di Boeri, a prima vista, sembrano condivisibili, soprattutto quando fanno appello all’argomento del contrasto all’evasione fiscale ma, al di là delle modalità con cui è stato effettuato questo taglio alla spesa pubblica, occorre assumere una prospettiva di più lungo periodo e porsi alcune domande imprescindibili: come sono state gestite finora le spese dell’INPS per l’informatica e i servizi connessi? Come e a chi sono stati assegnati gli appalti per l’informatica negli scorsi anni? Ad oggi chi si occupa dei servizi informatici dell’INPS e in che modo lo fa? Perché, nonostante le spese dell’INPS per i servizi di informatica siano sostenute (o almeno lo siano state fino a pochi mesi fa), tutte le categorie, consulenti del lavoro in primis, che hanno a che fare con l’INPS si trovano a dover far fronte quotidianamente a disservizi dei sistemi informatici dell’ente?
Appalti INPS per l’informatica: una storia italiana
Quella degli appalti INPS per l’informatica è una storia che inizia da lontano e altrettanto remote nel tempo sono le attenzioni che su questa vicenda hanno gettato, con occhi vigili e allarmati, alcune inchieste giornalistiche e alcuni organi di controllo giudiziario.
Senza voler in alcun modo mettere in dubbio le competenze professionali delle aziende che saranno richiamate di seguito né la correttezza delle gare d’appalto che hanno regolato l’assegnazione dei servizi informatici dell’INPS negli scorsi anni, è opportuno prestare attenzione ad alcune circostanze e ad alcuni nomi che hanno segnato la storia degli appalti per l’informatica dell’INPS negli ultimi vent’anni.
Si potrebbe partire dal quinquennio compreso tra il 2006 e il 2011, quando le spese per il comparto informatico dell’INPS, completamente appaltato all’esterno, passano inspiegabilmente da 185 a 500 milioni di euro.
Tra le tante aziende a cui l’INPS ha assegnato contratti nel periodo indicato sopra c’è stata la EUSTEMA SpA, di cui Finlavoro, la finanziaria della CISL, deteneva un corposo pacchetto di azioni.
Pur non dubitando della correttezza delle procedure che hanno assegnato quegli appalti è inevitabile domandarsi se non ci sia stato un evidente conflitto di interessi all’interno della CISL: come può un sindacato che, per vie traverse, riceve commesse e appalti, quindi soldi, dallo Stato, fare davvero gli interessi dei lavoratori?
C’è poi anche un altro elemento da richiamare: l’INPS aveva affidato in quegli anni la verifica degli obblighi contrattuali e dei costi dei progetti a due società esterne, la DPO e la FORMIT, di cui la prima, la DPO, intratteneva rapporti continuativi e di lunga durata con molte società, tra cui la stessa Eustema, che avrebbe dovuto controllare. Quis custodiat ipsos custodes? verrebbe da chiedersi.
Ancor più interessante è soffermarsi su un interrogazione parlamentare a risposta scritta (la 4-02205), rivolta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e presentata il 17 Ottobre 2013 dal deputato Marco Baldassarre (prima M5S e ora nel Gruppo Misto). In questo documento Baldassarre, pur senza dubitare del corretto iter di assegnazione degli appalti, richiama l’attenzione su un bando di gara indetto il 21 dicembre 2011 e con scadenza 22 febbraio 2012, con oggetto “Fornitura dei servizi di sviluppo, reingegnerizzazione e manutenzione del software applicativo dell’INPS, suddivisa in 7 lotti“.
Si tratta di un appalto che, per la sua entità, circa 170 milioni di euro, è stato tra i più cospicui mai movimentati dall’INPS e che, stando al dettaglio dell’aggiudicazione (inviata in data 5 Marzo 2013) ha assegnato i 7 differenti lotti a tutti i grandi big del panorama informatico italiano e internazionale: da Selex Elsag (controllata di Finmeccanica) a Hp Enterprise Services (Hewlett Packard), da Deloitte a Ernst & Young, da Telecom Italia a Indra Italia (controllata della spagnola Indra Sistemas); da Accenture a Avanade Italy (la joint venture a cui hanno dato vita Accenture e Microsoft) fino a Kpmg, Exprivia, Sintel Italia, Engineering spa e Inmatica spa. Nell’elenco delle società che si sono aggiudicati gli appalti non potevano mancare neanche la già citata Eustema e la Innovare 24 SpA, società informatica del Sole24Ore, afferente alla galassia Confindusatria.
L’appalto da 170 milioni di euro richiamato sopra, che non può non apparire come la spartizione di una torta estremamente appetitosa tra potentati industriali del settore ICT, Cisl e Confindustria e, per il suo importo particolarmente ingente, ha richiamato prima l’attenzione dell’Usb e, poi, è finito sotto la lente della Corte dei Conti che ha criticato aspramente l’esternalizzazione di servizi informatici che, fino a pochi anni fa, erano gestiti dagli stessi tecnici dell’INPS.
In occasione della pubblicazione del bilancio di previsione 2014 e del bilancio pluriennale 2014-2016 la Corte dei Conti, proprio considerando il maxi appalto sui servizi informatici da 170 milioni di euro ha segnalato un incremento spropositato, del 135% in un solo anno, di questa voce di spesa che ha comportato, sempre in un solo anno, aggravi per 74,3 milioni di euro.
A proposito di questo sistema di gestione, che nell’era Mastrapasqua ha manifestato i suoi frutti più rigogliosi, molti dirigenti, già alcuni anni fa parlavano di una vera e propria “Inps ombra” ovvero di un meccanismo perverso in base al quale molte delle funzioni che fino ad alcuni anni fa erano svolte dal personale interno negli ultimi anni siano state inspiegabilmente affidate a società esterne e grossi advisor.
Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano nell’INPS esiste, o almeno è esistito fino a poco tempo fa, un’istituto dentro l’istituto, animato dagli uomini della multinazionale KPMG: a questa società di consulenza (una delle quattro più grandi al mondo) sono stati assegnati non solo appalti informatici ma anche il progetto di riorganizzazione delle sedi, la gestione e il controllo dei fondi per il welfare, il controllo della banca dati e la formazione. Incarichi che, come aveva osservato l’Usb nel 2012, valgono molti milioni di euro e sui quali, nel corso degli anni, sono state presentate molte interrogazioni parlamentari che sono rimaste sempre senza risposta.
Il Direttore Generale dell’INPS Mauro Nori, in una sua intervista a Repubblica di quasi due anni fa ha ritenuto il caso KPMG del tutto ridimensionato perché la cura dimagrante che l’istituto ha intrapreso da alcuni anni ha previsto l’eliminazione di tutte le nuove consulenze tuttavia queste affermazioni, soprattutto se rilette oggi, fanno quasi sorridere.
Gli appalti per l’informatica dell’INPS: la punta di un pericolosissimo iceberg
I servizi informatici dell’INPS non solo hanno dimostrato a più riprese la loro scarsa efficacia ma sono anche una voce di spesa che deve essere necessariamente ridotta; al di là di ciò, però, quella dei servizi per l’informatica è solo la punta di un iceberg molto pericoloso.
Come dimenticare, infatti, il caso, emerso in tempi recenti,dell’appalto per l’archivio dell’istituto: una storia quasi ventennale di scarsa trasparenza dove l’assegnazione è avvenuta senza neanche una gara d’appalto e, solo per rimanere al rinnovo dell’incarico (assegnato nel 2008) costerà all’istituto 75 milioni di euro. Un’altra delle tante metastasi dell’INPS, così infetta da attrarre l’attenzione non solo della Corte dei Conti ma anche dell’ANAC di Raffaele Cantone.
Se sommassimo agli appalti informatici, tutti gli altri mali di lunga data che affliggono l’INPS, dal caso dell’appalto per la gestione degli archivi, a quello degli immobili di proprietà dell’istituto, fino ai bilanci, ovviamente in rosso, di quasi tutti i fondi previdenziali (con la sola esclusione dei tanto bistrattati parasubordinati e partite iva), le parole di Boeri contro i tagli alla spesa dell’istituto appaiono come minimo inopportune.
Di queste giorni è, poi, l’ennesimo allarme sul capitale dell’istituto: dal bilancio di previsione 2016, recentemente approvato emerge un disavanzo complessivo di oltre 14 miliardi di euro e un patrimonio di meno di due miliardi che, nel 2017, potrebbe essere, molto probabilmente contrassegnato dal segno meno. Colpa di un sistema pensionistico che nei decenni scorsi è stato troppo generoso, e di tante riforme che non hanno centrato l’obiettivo di ridurre la spesa, si dirà, ma proprio per questo, e forse a maggior ragione, una cura dimagrante a tutte le voci di spesa sulle quali in passato si è sperperato è non solo necessaria ma anche urgente.