L’alternanza scuola-lavoro è uno dei capitoli della L. 107/2015 (la cosiddetta Buona Scuola) che desta il maggior interesse tra i consulenti del lavoro. Questo nuovo strumento, pensato per avvicinare il mondo della scuola alle imprese e alle professioni del territorio di riferimento, può infatti rappresentare una valida opportunità non solo per gli studenti, che possono muovere i primi passi nel mondo del lavoro, ma anche per le imprese, gli enti e per varie tipologie di associazioni.
Anche per questo motivo, l’alternanza scuola-lavoro sarà uno dei numerosi argomenti oggetto di discussione del 9° Congresso nazionale dei Consulenti del Lavoro, interessati a comprendere meglio tutte le opportunità che, riguardo a questo nuovo strumento formativo, possono avere le imprese e i professionisti.
Sono soprattutto i chiarimenti interpretativi sull’attività di alternanza scuola-lavoro, recentemente rilasciati dal Miur (in una nota dello scorso 28 marzo) a destare l’interesse dei consulenti del lavoro dal momento che sono riusciti a colmare dubbi e perplessità sulla misura dell’alternanza scuola lavoro e sul ruolo che consulenti del lavoro possono giocare non solo nei confronti delle imprese ma anche delle istituzioni scolastiche.
Come funziona l’alternanza scuola-lavoro
L’obiettivo dell’alternanza scuola-lavoro è quello di fornire ai giovani le conoscenze di base per inserirsi nel mondo del lavoro, non solo attraverso le tradizionali ore di studio ma anche attraverso ore trascorse all’interno delle aziende che consentano di colmare quel divario tra mondo universitario e mondo del lavoro che, in molti casi, rende spesso difficile l’inserimento lavorativo di chi ha appena terminato il proprio corso di studi.
L’alternanza scuola-lavoro si propone anche di integrare i sistemi dell’istruzione, della formazione e del lavoro attraverso una collaborazione produttiva che abbia lo scopo di mettere i ragazzi nelle condizioni concrete per acquisire responsabilmente gli strumenti di un “mestiere”. Mentre i giovani possono usufruire di un’opportunità di crescita e di inserimento (temporaneo) in un contesto lavorativo, le aziende, oltre ad avere l’opportunità di accreditarsi come enti formativi, possono investire strategicamente in capitale umano che potrebbe, poi, divenire importante.
All’atto pratico il periodo di alternanza scuola-lavoro ha una durata di 400 ore per gli istituti tecnici e di 200 ore per i licei, da svolgere sia all’interno che all’esterno della scuola, è rivolto ai ragazzi degli ultimi tre anni delle scuole superiori e prevede obbligatoriamente anche un periodo di orientamento utile per scegliere il percorso successivo alla scuola secondaria.
Proprio perché la fase di alternanza scuola-lavoro si svolge non solo all’interno della scuola ma anche presso strutture (in genere aziendali) che ospitano gli studenti, sono previste diverse figure di operatori della didattica quali i tutor aziendali, i docenti che seguono l’attività didattica in aula, i docenti incaricati del rapporto con le aziende e i consulenti esterni.
Il percorso che lo studente svolge all’esterno della scuola, presso una struttura ospitante, deve essere valutato da un tutor aziendale che è chiamato a certificare le competenze che gli studenti hanno acquisito durante il percorso stesso. Le strutture ospitanti rilasciano anche attestati di frequenza e crediti, utili per il completamento del percorso scolastico.
Le istituzioni scolastiche attuano i percorsi formativi di alternanza-scuola lavoro mediante specifiche convenzioni che stipulano con camere di commercio e imprese del settore industriale, artigianale e agricolo, oltre che con enti del terzo settore. La stipula delle convenzioni implica la disponibilità delle aziende ma prevede anche un’accurata valutazione della realtà produttiva del territorio che consenta di individuare le aziende più idonee per sottoscrivere accordi concreti.
Gli istituti scolastici possono conoscere quali sono le aziende presenti sul proprio territorio disposte ad attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro, mediante il Registro nazionale per l’alternanza scuola-lavoro, istituito presso le Camere di Commercio, proprio per facilitare l’incontro tra imprese ed istituzione scolastiche.
Le scuole, infine, dispongono di specifiche fonti di finanziamento per realizzare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, che derivano quasi totalmente dal MIUR, attraverso gli Uffici Scolastici Regionali. Altre forme di finanziamento possono essere individuate nei fondi d’istituto, nei fondi regionali, nei fondi FSE previsti dal PON, e nelle erogazioni private di carattere liberale.
I chiarimenti interpretativi del MIUR
Lo scorso 28 Marzo il MIUR ha rilasciato una nota contenente dei Chiarimenti_interpretativi_circa l’attività di alternanza scuola-lavoro dove evidenzia alcuni aspetti generali, di fondamentale importanza.
Viene esplicitato che i percorsi di alternanza scuola-lavoro, divenuti ormai parte integrante del curriculum scolastico, vengono attivati mediante specifiche risorse economiche destinate alle scuole e che non prevedono costi a carico delle famiglie degli studenti coinvolti.
Il secondo punto evidenziato riguarda l’organizzazione delle esperienze di lavoro: i percorsi di alternanza sono progettati e programmati dagli organi scolastici collegiali che sono chiamati a tener conto anche degli interessi degli studenti e delle esigenze delle famiglie; tali percorsi sono definiti e programmati all’interno del Programma triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) e devono prevedere necessariamente:
- una convenzione stipulata con il soggetto ospitante;
- un tutor interno e un tutor formativo esterno;
- delle esperienze lavorative coerenti con l’indirizzo di studi frequentato dallo studente;
- la presenza costante di una risorsa aziendale che guidi gli studenti nella loro esperienza in azienda: si tratta, infatti, in ogni caso di un’esperienza formativa e gli studenti non possono e non devono sostituire in alcun caso posizioni professionali.
Il ruolo di imprese e professionisti nell’alternanza scuola-lavoro
Ad interessare i professionisti e i consulenti del lavoro, in particolare, è il secondo punto della recente nota con cui il MIUR ha diffuso i chiarimenti interpretativi circa l’alternanza scuola-lavoro. Il punto due, infatti, riguarda il ricorso ad agenzie esterne che si propongono come mediatrici tra scuola e impresa, offrendo pacchetti per la realizzazione delle attività di alternanza.
Uno dei concetti cardine della Nota del MIUR è il ruolo di protagonista che le singole scuole sono chiamate ad assumere riguardo all’organizzazione e alla gestione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, per questo viene specificato che
“Non è possibile retribuire consulenti esterni per funzioni di collegamento tra scuola e impresa o struttura ospitante affidate a figure esterne alla scuola. Tale compito è svolto dai Dirigenti scolastici, docenti referenti e/o tutor interni per l’alternanza, cui è affidato il delicato compito di intessere i rapporti con il tessuto imprenditoriale e produttivo della zona, finalizzati alla ricerca delle strutture ospitanti, facilitando il radicamento della scuola nel proprio territorio”.
Un altro utile chiarimento che interessa i consulenti del lavoro, anche alla luce di un protocollo d’intesa sottoscritto tra MIUR e ANCL, è quello relativo ai pacchetti predisposti da enti che fanno capo ad associazioni di categoria, da offrire alle scuole per la realizzazione di attività di alternanza scuola lavoro. Come spiega il testo della nota:
“In linea generale non vi sono ostacoli normativi all’utilizzo dei finanziamenti riservati all’alternanza scuola lavoro per l’acquisizione di “pacchetti” offerti da associazioni o enti come supporto alla realizzazione delle attività. Il ricorso ai suddetti “pacchetti”, tuttavia, deve essere attentamente valutato dalla scuola, in relazione al contributo che i servizi dell’ente esterno, pubblico o privato, possa offrire all’organizzazione dei percorsi di alternanza”.
L’istituto scolastico e i suoi organi, come già detto, rivestono un ruolo centrale e strategico nella progettazione, nell’organizzazione e nella gestione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, basti pensare al fatto che i Consigli di classe stessi sono chiamati a personalizzare tali esperienze valutando l’idoneità della struttura ospitante e che gli organi collegiali dell’istituto sono chiamati a co-progettare l’esperienza di alternanza scuola-lavoro, insieme alle aziende coinvolte, sia per quanto riguarda i periodi di apprendimento sia per quanto riguarda la permanenza in specifici contesti lavorativi, così da sviluppare competenze effettivamente spendibili anche nel mondo del lavoro.
Tutto questo, allora, implica che, all’atto pratico, i pacchetti offerti da soggetti esterni alla scuola, per facilitare l’organizzazione e la gestione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, possano essere considerati un’opportunità valida e, quindi, possano essere effettivamente finanziati con le risorse economiche specificamente destinate all’alternanza, solo se realizzano collaborazioni progettuali ovvero se si propongono di approntare, insieme alle strutture ospitanti, dei percorsi realmente formativi, modulati sulle peculiarità del tessuto imprenditoriale locale.
Per questo stesso motivo il MIUR ritiene opportuno evitare il ricorso a “pacchetti tutto incluso” che prevedano offerte di formazione generiche, inserite in percorsi occasionali e non strutturati in un progetto stabile e condiviso, oppure non coerenti con i percorsi di studi e, quindi, in definitiva, finalizzati non a soddisfare veri e propri bisogni formativi ma ad adempiere una mera procedura burocratica.
Come è già stato evidenziato dalla stampa negli scorsi mesi, infatti, quella dell’alternanza scuola-lavoro può facilmente trasformarsi in una trappola per gli studenti che, specie se inseriti in grandi catene commerciali, potrebbero facilmente essere destinati a mansioni che esulano da un reale progetto formativo.
Anche per questo, per il MIUR, è indispensabile che i pacchetti offerti da soggetti esterni siano valutati attentamente dall’istituto scolastico e che vengano accettati (e, quindi, finanziati) solo se garantiscono un rapporto con il territorio e si inseriscono in un progetto di collaborazione tra scuola e struttura ospitante che abbia come propria finalità la soddisfazione dei fabbisogni formativi degli studenti.
Per le aziende e per i consulenti del lavoro si tratta di una vera e propria sfida, se è vero che (in base al rapporto del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con il Ministero del Lavoro) le imprese disposte ad ospitare studenti in alternanza scuola-lavoro saranno sempre di più nei prossimi anni (si parla di 1,5 milioni di studenti coinvolti, quando lo strumento sarà a pieno regime).
Una sfida che chiede ai consulenti del lavoro di mettere in campo la sensibilità propria dello specialista delle risorse umane: non si tratta, infatti, solo di predisporre pacchetti che sappiano coinvolgere e valorizzare il tessuto imprenditoriale di uno specifico territorio ma anche di offrire progetti formativi aderenti alle competenze che ogni indirizzo scolastico si propone di sviluppare: uno dei maggiori problemi riscontrati finora nella sperimentazione dell’alternanza scuola-lavoro, e uno dei fattori che maggiormente espone al rischio di attività inutili, è l’incontro tra studenti e aziende. Solo immettendo in un’impresa – di per sé disposta ad accogliere e stimolare questo tipo di risorse – gli studenti più idonee per formazione pregressa e attitudini, quest’esperienza si rivelerà proficua per tutti gli attori coinvolti in essa.
Questo articolo è stato modificato per l'ultima volta il 24 Aprile 2017 16:10