La sottoscrizione dell’Accordo Quadro della Regione Lazio sul DL 18/2020 per la definizione delle linee di intervento della Cassa Integrazione in Deroga nella Regione Lazio e per delineare i criteri per l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Governo ha previsto l’introduzione di altri adempimenti inutili che hanno sollevato la pronta reazione dell’Associazione Consulenti del Lavoro di Roma e di ANCL UP Roma; a tali rilievi ha fatto seguito una Nota dell’Assessore a Lavoro e Nuovi Diritti della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, dove sono presenti prese di posizione irrispettose nei confronti dell’intera categoria; proprio per questo anche la Consulta dei Consigli Provinciali degli Ordini dei Consulenti del Lavoro del Lazio, insieme ad ANCL Lazio ha ribadito la presenza, nell’Accordo Quadro recentemente sottoscritto di ulteriori adempimenti inutili che andranno inevitabilmente a rallentare le procedure per la richiesta di CIGD e riguardo ai quali è stata richiesta una rapida opera di revisione che possa davvero introdurre, in questo momento emergenziale, una indispensabile semplificazione, consentendo così ai tanti lavoratori delle imprese del Lazio di fruire davvero degli ammortizzatori sociali previsti dal Legislatore.
Cassa Integrazione in Deroga ex DL 18/2020: per AGCL Roma e ANCL UP Roma in Regione Lazio le ragioni dei sindacati vincono su quelle dei lavoratori
A seguito della sottoscrizione dell’Accordo Quadro tra Regione Lazio, organizzazioni sindacali e datoriali per definire le linee di intervento della cassa integrazione in deroga nel territorio regionale e per delineare i criteri per l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Governo, avvenuta in data 24 Marzo 2020, l’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Roma e l’Unione Provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, hanno segnalato una indebita priorità data alle associazioni sindacali rispetto ai lavoratori.
Nella fattispecie, mentre per le imprese con meno di 5 lavoratori l’Accordo Quadro prevede una “preventiva procedura sindacale”, per quelle con più di 5 lavoratori è necessario raggiungere un accordo con le OOSS e motivare la richiesta di aiuto mediante gli ammortizzatori sociali. È evidente che si tratta di una pastoia pura e semplice perché le motivazioni, nell’attuale emergenza sanitaria, sono “evidenti e non sindacabile”.
Alla luce della situazione emergenziale di portata mondiale è evidente l’aspettativa delle associazioni dei consulenti del lavoro, riguardo a una procedura più snella.
AGCL Roma e ANCL UP rilevano anche un vizio di legittimità nell’Accordo Quadro, in particolare relativamente all’art. 22 del DL 18/2020 che, per le imprese con meno di 5 dipendenti esclude i datori di lavoro da qualsiasi informativa e consultazione, come invece prevede l’Accordo Quadro.
Inoltre, mentre il DL 18/2020 destina chiaramente la CIG in deroga a tutti i lavoratori non coperti da altri ammortizzatori sociali, l’Accordo Quadro della Regione Lazio restringe ulteriormente il campo d’applicazione dell’ammortizzatore sociale dal momento che esclude i datori di lavoro artigiani che non applicano i CCNL, non aderiscono a organizzazioni di categoria degli artigiani quali Confartigianato, CNA, Casartigiani e Claai e sono esclusi dall’Accordo perché non versano in ad un proprio Ente Bilaterale.
L’interesse collettivo di tanti lavoratori e datori di lavoro penalizzati da questo accordo porta l’AGCL di Roma e ANCL UP Roma a valutare un ricorso contro il provvedimento regionale e ad auspicare una celere riconvocazione da parte dell’Assessore Di Berardino per stilare un accordo più attento e inclusivo, oltre che più conforme al dettato del DL 18/2020.
La nota dell’Assessore Claudio Di Berardino
La Nota con la quale l’Assessore a Lavoro e Nuovi Diritti della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, replica al comunicato di AGCL Roma e ANCL UP Roma, è contrassegnata da alcune prese di posizione alquanto discutibili, dal momento che lasciano chiaramente intendere una scarsa considerazione per l’intera categoria dei Consulenti del Lavoro.
Scrive infatti l’Assessore Di Berardino:
“Ci dispiace che i Consulenti del Lavoro non abbiano letto l’accordo tra le Parti: tutte, dopo ampio confronto, hanno condiviso l’accordo quadro che prevede tra l’altro celerità e semplicità nelle procedure anche attraverso una task-force dedicata a dare risposte veloci in questo particolare momento”.
Riguardo alle procedure l’Assessore replica che:
“L’Accordo per l’accesso alla cassa in deroga prevede una procedura semplificata che consente all’azienda – o suo delegato – di inviare la domanda di concessione del trattamento utilizzando una piattaforma dedicata dalla quale è possibile scaricare un modulo da compilare che contiene tutti gli elementi alla base dell’informativa e dell’accordo ove richiesto. Infatti, diversamente da quanto sostenuto dai Consulenti del lavoro, l’accordo è richiesto solo per le aziende con più di cinque dipendenti e, proprio nell’ottica di riduzione dei tempi, è stato stabilito che la consultazione debba chiudersi entro 3 giorni (e non 5) al fine di andare incontro all’esigenza di celerità dei lavoratori e delle imprese”.
Mentre riguardo alla necessità di comunicazione preventiva o di accordo, l’Assessore afferma:
“Peccato che i Consulenti del Lavoro non si siano accorti neppure che l’accordo non è richiesto per le aziende con meno di 5 dipendenti, per le quali è sufficiente una informativa alle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Privo di fondamento e fuorviante è dunque il giudizio negativo dato alla concertazione svolta tra le Parti, perché l’Accordo non prevede alcuna subordinazione ad alcuno, se non alle regole, ai diritti e alla trasparenza.
Privo di fondamento è anche il riferimento all’esclusione dei datori di lavoro con meno di 5 dipendenti. Anzi, proprio il protagonismo delle piccole aziende al confronto avviato in questi ultimi giorni, ha contribuito a realizzare un accordo anche a salvaguardia dei loro lavoratori e delle loro imprese. Contrariamente a quanto sostenuto, l’Accordo raggiunto, non esclude nessuno dal campo di applicazione della cassa in deroga. L’accordo ben chiarisce, come ribadito dal D.L. CuraItalia – che i datori di lavoro che accedono ad altri strumenti come FIS, FBA o CIGO, non accedono alla Cassa in deroga. Al contempo, viene ribadito che, coloro che non accedono al FIS o ai Fondi di Solidarietà Bilaterale – e dunque non sono tenuti ad alcun versamento-, rientrano nel campo di applicazione della cassa in deroga. Ma vi è un altro aspetto che evidentemente non è stato compreso dai Consulenti: la Regione Lazio si è preoccupata di tutelare eventuali fattispecie che potrebbero rimanere fuori dalle tutele riconosciute dal legislatore, normando che, nell’ipotesi di incapienza dei fondi, i lavoratori possano avere tutela attraverso l’accesso alla cassa in deroga.
Tutte queste casistiche tengono conto di un unico obiettivo: includere tutti, nessuno escluso (…).
Restiamo pertanto sorpresi da questa modalità di comportamento dei Consulenti del Lavoro, posto che, quanto da loro riportato non corrisponde alla realtà di quanto deciso con l’Accordo sulla cassa in deroga”.
La replica della Consulta Regionale dei Consulenti dela Lavoro del Lazio e di ANCL Lazio
Alle dichiarazioni dell’Assessore Di Berardino ha fatto seguito una Lettera aperta della Consulta Regionale dei Consulenti dela Lavoro del Lazio e di ANCL Lazio, del 25 Marzo, che manifesta stupore per il comunicato stampa diffuso dall’Assessore, dal momento che esso (come evidente anche da quanto riportato sopra) lascia chiaramente traspare “la scarsa competenza professionale dei Consulenti del Lavoro”.
I Consulenti del Lavoro, oltre ad assistere 1,5 milioni di piccole imprese con oltre 10 milioni di lavoratori dipendenti, conoscono a pieno le problematiche aziendali che, come in questo frangente dipendono da calamità naturali.
Ancora più irrispettose appaiono le dichiarazioni rilasciate da Di Berardino se si considera che gli studi professionali di consulenza del lavoro si stanno impegnando senza sosta negli interessi delle aziende, dei lavoratori e della pubblica Amministrazione nel pieno rispetto della responsabilità sociale della professione.
Soprattutto,
“In questo periodo di estrema difficoltà che sta vivendo il nostro Paese, la più opportuna e prevalente preoccupazione della pubblica Amministrazione avrebbe dovuto essere la massima semplificazione degli adempimenti finalizzati a non opprimere ulteriormente cittadini e imprese, già afflitti e stremati da un evento così tragico quanto catastrofico non solo per la salute pubblica, ma anche in termini economici e occupazionali”.
Proprio per questo è indispensabile sottolineare, di nuovo, che il recente Accordo quadro tra la Regione Lazio e le Parti sociali dello scorso 24 marzo contiene adempimenti inutili e non previsti dalla norma cui è riferimento.
In particolare, il comma 5 dell’art. 6 del precitato accordo prevede, a monte dell’accordo sindacale, una preventiva comunicazione che non è contemplata dall’art.22, comma 1 del D.L. 17 marzo 2020, n.18 che al contrario letteralmente prevede:
“(…) possono riconoscere, in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, previo accordo che può essere concluso anche in via telematica”.
Nulla si dice riguardo alla preventiva comunicazione. E ancora, il successivo comma 7 dell’art. 6 introduce anch’esso un ulteriore adempimento, testualmente:
“L’accordo non è richiesto per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti, fatta salva una esaustiva informativa sulla dimensione e condizione aziendale, alle OO.SS. comparativamente più rappresentative”.
Anche qui nulla è previsto a riguardo dall’art.22 comma 1 del D.L. 17 marzo 2020, n.18.
Proprio per questo, come già segnalato da AGCL Roma e ANCL UP Roma ci troviamo di fronte a
“due adempimenti ultronei la cui utilità non è data comprendere se non per altri fini che, ove mai ce ne fossero, sarebbero deplorevoli in un momento emergenziale come quello che il Paese sta
vivendo, considerato che i mesi che verranno saranno difficilissimi, sul fronte della tenuta della nostra economia e delle inevitabili ricadute sul mondo del lavoro”.
È quindi indispensabile un confronto pacato e sereno che permetta di semplificare il contenuto dell’accordo Quadro della Regione Lazio negli interessi, oltre che della Categoria da noi rappresentata, delle aziende e dei lavoratori, affinché questi possano fruire in maniera ancor più agevole ed immediata gli strumenti di tutela al reddito introdotti dal Decreto Cura Italia.
Questo articolo è stato modificato per l'ultima volta il 27 Marzo 2020 15:57